mercoledì 5 dicembre 2012

povertà e bisogno


incredibile il tempo che perdi a cercare di capire se ti stanno fregando facendo finta di essere poveracci. La settimana scorsa una ragazza **in estremo bisogno** inviata d'urgenza dal servizio sociale, ci rende dei vestitini ricevuti soltanto la settimana prima perchè **non le piacciono**.
chi ci conosce sa con quale premura raccogliamo e selezioniamo gli indumenti, sempre ripetendo che chi veste i nostri bambini sta vestendo gesu' bambino.
certo che aveva proprio bisogno eh...

sempre la scorsa settimana ad una ragazza in **gravi difficoltà economiche** senza lavoro ecc. proponiamo alimenti "abbiamo pasta e riso, li mettiamo nella busta?"
risposta:
"mmmm, magari un pò di riso, va'..."
come fosse il ristorante..e la mia volontaria che va in cucina e dice "no, non c'è più!" (mica stiamo a farci prendere in giro eh..)

eppure a fronte di questa falsa indigenza materiale che è invece grandissima povertà umana, di indigenza materiale  ce n'è tanta, non necessariamente affiancata da povertà umana. e il nostro lavoro è anche questo, riconoscere che tipo di povertà c'è dietro una persona che chiede, e offrire quello di cui ha bisogno. fosse anche un no.

per chi ha realmente bisogno di aiuto chiediamo , noi, il vostro.

abbiamo bisogno di generi alimentari non deperibili: farina, latte uht, zucchero, sale, pasta, riso , passata di pomodoro, scatolame in genere.
e necessitiamo di pannolini misura 4 (che vestano dai 9 kg)
grazie a chi vorrà aiutarci.

mercoledì 3 ottobre 2012

telefonata del delirio atto terzo

Voce maschile dall'altro capo del telefono. Sulla sessantina. Accento meridionale.
"buongiorno ho letto che regalate corredini e accessori per bambini e neonati".
mi parte in testa il jingle del noto panettone e la voce di sottofondo nella mia testa dice "e chi sono io ...babbo natale???"
rispondo educatamente che, se disponibili, li doniamo a persone in grave stato di necessità.
"ho capito...e avete disponibilità per esempio...."
attimo di riflessione che mi lascia il tempo di soppesare l'esemplificazione...
"per esempio di un passeggino?"
"a chi serve?" chiedo con il tono di chi l'esemplificazione gli è scivolata.
"ne ho bisogno io."
eccerto. E immagino nonnetto in passeggino.
"mi serve per una mamma in grave stato di necessità!"
E chi è lei? sarebbe la domanda più spontanea, ma suppongo che se anche mi dicesse peter pan a quel punto dovrei credergli, visto che stiamo al telefono e per di più..con ovvia intuizione lui non vive a Roma.
"La disponibilità, rispondo è solo per Roma..e lei non è di Roma, sento.."
"no ma è per una mamma di Roma!"
"mi faccia telefonare dalla persona allora"
"eh no, non può chiamare, insomma quante difficoltà! è solo un passeggino! mi serve con urgenza!"
Allora chiariamo. Se è SOLO un passeggino, compraglielo tu a sta mamma con bisogno. Poi la fretta da mettere a chi ti sta facendo un favore direi che non è un passo furbo.
E poichè a sto punto mi sento decisamente presa per il naso rispondo che queste richieste devono passare per il servizio sociale che attesti l'effettivo stato di bisogno. Chiudo la telefonata sbrigativamente.
Ma voglio dì. un hobby, no eh?

giovedì 27 settembre 2012

la realtà è positiva

vorrei che dozzine di mamme incasinate che seguo leggessero da capo a fondo questo post. Specie la parte sul fondo. diciamo da metà in giù per essere precisi.
Vi auguro sinceramente di poter cominciare a vedere nella nostra quotidianità, che a volte è super pesante (ne so qualcosa recentemente di pesantezze) e anzi, più che a vederlo a credere che deve essere così, che c'è qualcosa che volge al positivo, e non è voltando le spalle alla realtà che viviamo che riusciremo a raggiungerlo.
buona lettura

Sì, sono tutti miei!: La positività della realtà: Anzitutto la buona notizia è che il mio computer è sano e salvo! Domenica mattina, subito dopo aver aperto il blog per rileggere la ricet...

domenica 9 settembre 2012

ci sono ancora

sembra di no, ma in realtà ci sono ancora. E' solo che ho meno tempo..e  intanto il tempo che ho sto cercando di organizzarlo tra le poppate del nuovo nano e la programmazione delle attività dell'associazione per il nuovo anno.
Le due mamme ospiti della casa, hanno preso la loro strada, e puntuali come un orologio svizzero  (anzi con anche anticipo) ci hanno salutato. E' una nuova avventura che comincia ed è giusto lasciarsi alle spalle la strada che si è già percorsa. Speriamo portino con se non solo ricordi simpatici ma anche cose imparate , lezioni di vita. Dal canto nostro sappiamo di aver fatto per bene il nostro lavoro: ci siamo guardati in faccia noi dello staff e non abbiamo trovato cose da rimproverarci.
La grande novità di quest'anno sarà che finalmente riesco ad organizzare la pannolinoteca che stavo meditando da tempo. Vorrei diffondere l'uso dei pannolini lavabili, visto che alcuni marchi italiani ci stanno aiutando coi loro prodotti ad offrire alle mamme residenti il miglior supporto per culetti che c'è sul mercato, ho pensato con altre due amiche incrociate tramite Facebook, che potremmo offrire questo servizio agli esterni, a chi vuole provare prima di acquistare per valutare quale sia la tipologia di lavabili che più gli si confà. Così insieme ci siamo messe di buzzo buono a reperire pannolini da poter prestare in kit misti, in modo da offrire più varietà possibile, e presto vi daremo tutti i dettagli della nostra pannolinoteca di Roma Montesacro..a occhio e croce apriremo a novembre ma pian piano vi aggiornerò. Volete saperne di più sui pannolini lavabili , su quanto si risparmia e quanto bene fa al mondo e alla pelle del vostro pupattolo? consultate il sito www.nonsolociripà.it e troverete molte cose interessanti..compreso cos'è una pannolinoteca! (e poi magari venitemi a dire cosa ne pensate..)
Se tutto va bene riusciremo anche ad offrire una "fascioteca" , prestando in prova delle fasce porta bebè ed aiutando le mamme nella bellissima esperienza del portare..e anche qui news a venire.
Poi oh ho anche deciso di darmi al craft e al cucito..e quindi sto realizzando alcune cosine carine (prima di scrivere questo post ho fatto un bavaglino per la biondina urlante così è contenta che ne ha uno anche lei come il fratellino) e alcune cose faranno parte dei gadget che useremo per la pannolinoteca..e magari chissà ci scappa pure un giveaway nei prossimi giorni.
OT: mi capitava quando ero incinta. La gente si avvicina e ti mette una mano sulla pancia (io che poi odio il contatto fisico così ..aggratisse!) manco fosse demanio pubblico. Come dice mio marito "se quello è demanio pubblico io c'ho la concessione"..quindi leva ste mani un pò!! ma il colmo è che ora lo fanno col mio nano: se esco in fascia la gente pretende di aprire la fascia per vederlo / toccarlo (pussa via!!!) e senza manco chiedere il permesso... bah! un nervoso che non so dirvi..

a presto con cose meno facete e qualche notizia in più sull'organizzazione delle cose da fare.

domenica 12 agosto 2012

l'occasione


Nel reparto di terapia intensiva neonatale di un grande ospedale romano, l'ultimo orario di visita è a mezzanotte.
Siamo due coppie ad andare, fedelissimi, a questo appuntamento notturno. Gli altri se lo risparmiano,  molti vengono da fuori Roma e sono impossibilitati, altri non ce la fanno. A quest'ora il reparto è semibuio, l'illuminazione viene lasciata bassa perchè i piccoli non confondano il giorno con la notte, e il grosso delle luci è prodotto dai macchinari sempre collegati alle culle termineche o direttamente ai nostri bambini. Si scambiano sorrisi e poche chiacchiere nervose tra noi genitori. Il tono è sempre cordiale e scherzoso ma sappiamo bene tutti quanti che abbiamo i nervi a fil di pelle: la tin è sempre molto pesante. Noi ci si incrocia solo in ingresso, mentre ci mettiamo il camice e ci disinfettiamo le mani, prima di andare dai nostri bambini. Domande di rito "come va?" e qualche battuta sull'uscita dal reparto che mannaggia stavamo quasi per esserci e invece quel virus, la risposta di quell'esame..si ricomincia..siamo ancora qui. Poi si torna nel silenzio, rotto soltanto dal continuo suonare dei saturimetri e da qualche battuta se sei fortunato e quella sera c'è un'infermiera socievole..sennò niente, si sta zitti, senza un perchè: semplicemente non ci sono parole.
Accade a volte che squilli il telefono dalla sala parto, per avvisare che serve un neonatologo al piano di sopra, mentre sta nascendo un bambino. Arriva la notizia correndo di bocca in bocca, il numero di settimane gestazionali, se è un parto spontaneo o un cesareo, singolo o gemellare. Si mobilitano tutti, si prepara l'isola in cui verrà accolto; i pediatri si accordano per chi sale e chi resta giu' ad accogliere il neonato. Quella sera la telefonata arriva ma non la sento: sto scherzando con un'infermiera nella stanza dove sta il mio piccoletto, che non posso prendere in braccio perchè attaccato alle flebo. Passa inosservata la telefonata e siamo troppo distanti per ascoltare. Ormai è passata mezzanotte. Torna il silenzio nella stanza mentre da fuori non entra un filo d'aria. E' una caldissima notte d'agosto, a Roma. Improvvisamente si accendono tutte le luci e inizia un muto andirivieni di infermiere e medici. Sono lontana dal corridoio, non posso vedere cosa sta succedendo. "saranno i gemelli!" dico all'infermiera "tutto acceso caspita..è una festa?" sorrido.. "mmm..." risponde perplessa "mi sa di no...". tutto si normalizza, torna il silenzio, torna il buio dopo pochi minuti. All'una dobbiamo andare via. L. che sta nella culletta di fronte a mio figlio piange. Piange sempre porello, ha le crisi di astinenza: la mamma è una tossica. Le due coppie di gemellini si alternano a lamentarsi e i saturimetri si ostinano a suonare per ogni sgambettìo prodotto. Lo zingarello di fianco a noi pesa appena 1.200gr e solleva le gambette per buttarle prima a destra e poi a sinistra: sembra si alleni per il circo già da ora. Il mio sonnecchia, un pò rintronato dalla giornata, forse.
E' ora di andare via, salutiamo tutti, ci avviamo nel corridoio per raggiungere la stanza spogliatoio prima del nido..prima di uscire. Si passa di fronte all'isola dove sono arrivati i piccoli appena nati. Meccanicamente guardo dentro, anche se stasera c'è un paravento - chissà perchè l'hanno messo qui sto coso , mi chiedo, che non si vede niente - ...ed è lì. La pediatra china su di lei le prende i parametri vitali, lei con gli occhietti aperti guarda di fronte a sè, distesa sul lettino, un testone enorme, grande almeno come quello di mia figlia di tre anni, sopra un musetto minuscolo di neonato. Immobile.
Una frazione di secondo mentre cammino, saranno 3 passi che mi separano dallo spogliatoio ma l'immagine di questa piccola, mi resta impressa. Vicino a lei nell'altra culla, l'altro nato scalcia e sgambetta. Ripongo il mio camice nello spogliatoio, mi avvio all'uscita, saluto. I nonni della piccola , con il papà sono lì: li hanno fatti entrare anche se di solito è vietato. Aspettano di poterla vedere. In silenzio. La nonna si asciuga una lacrima.
Fuori i parenti dell'altro piccolo si scambiano gli auguri al telefono congratulandosi per il bel pargolo.
Mondi che non si sfiorano neanche.
Quando il giorno dopo arrivo in ospedale mi domando se sarà ancora lì, se sarà ancora viva. Un idrocefalo bruttissimo è solo la parte evidente di tanti problemi che avrà questa piccola. Non l'hanno ancora trasferita, la mattina seguente, ma so che dovrà andare via da qui perchè il neurochirurgo è in ferie: si va al Bambin Gesù, l'ospedale pediatrico. Il reparto ha mostrato grande tatto per questa famiglia e ha messo la piccola in una stanzetta riservata, una minitin in cui c'è solo lei coi suoi macchinari, gli occhi sempre aperti, guarda il soffitto, ferma e zitta. Io so che è lì e ogni volta che passo le rivolgo uno sguardo e una preghiera per lei e per i suoi genitori e per tutta la famiglia. Oggi una nurse uscita dalla stanza si mette a piangere e mi dice che forse se la mamma l'avesse saputo al secondo mese...Parlo un pò con lei. La realtà è che non abbiamo risposte alla sofferenza, che ci spaventa e per questo preferiamo scappare, pensando che così un pò come lo struzzo, se non la vedo vuol dire che non c'è..
E' pomeriggio. Arriva la dottoressa nella stanza dove stiamo noi e fa un cenno all'infermiera "la portano?" chiede lei. Segue l'elenco delle cose da preparare. Tutti si mobilitano, sempre con grande discrezione, porta chiusa, vetri oscurati, orari di visita diversi dai nostri per poter stare in pace con la bimba..perchè non c'è un fenomeno da baraccone da vedere, non c'è da curiosare..che la gente è morbosa e non è giusto. Dopo un pò arrivano i portantini della cicogna, c'è l'ambulanza ad aspettarla. Sistemano le ultime cose, prendono la cartella e tutto; una ragazza con la divisa chirurgica verde porta fuori con la carrozzina una signora: è la mamma della piccola. Esce l'infermiera con la piccolina in braccio per andare ad adagiarla nella sua culla da viaggio che la porterà al nuovo ospedale. Piange la piccolina pigola appena. Tutto si svolge, mi rendo conto, nell'anonimato più completo. Nessuno si è accorto tra chi è intorno a me di cosa è accaduto nei giorni precedenti e solo ora che l'hanno portata fuori qualcuno ha alzato lo sguardo interrogativo.
Più tardi una mamma che sta in stanza con noi mi dirà che lei però è a favore dell'aborto terapeutico perchè poi quando tu muori questi figli come fanno senza di te? penso che siamo sempre al centro dell'universo noi ..che è tanto difficile farsi da parte, mi sembra evidente..
Nello stesso ospedale al piano di sopra si fa un aborto terapeutico ogni due giorni. Lo posso dire con certezza essendo stata ricoverata per un intero mese qui.
Eppure qui oggi accade una cosa miracolosa e del tutto "normale": una mamma e un papà amando la loro bambina, l'hanno fatta nascere e se ne prendono cura. Nessun eroismo di questa normalità. E il miracolo è che questa piccola vita apparsa in modo appena percettibile , silenziosa, nascosta, in questo reparto ha toccato e interrogato tutti. Che tutti hanno dovuto farsi domande e darsi risposte che forse non avrebbero voluto farsi, forse non si faranno più, forse gli hanno dato altro senso. Qualcuno ha avuto possibilità di prendersi cura di lei, qualcuno di parlare con i genitori, qualuno semplicemente di passare di fronte alla sua porta.
Se i genitori avessero deciso che tutto questo non valeva la pena, tutti avrebbero perso un'occasione, mi è più che evidente. Forse lo è solo a me, ma non importa.
E' orario di uscita. Ripercorriamo il corridoio verso la porta principale, e dobbiamo attendere perchè i nonni stanno chiedendo delle informazioni riguardo la loro nipotina che sta nell'incubatrice pronta per andare. Intanto viene un'infermiera e mette un telo bianco sopra i vetri perchè nessuno fuori si metta a curiosare. Il nonno faccia al muro asciuga le lacrime con un fazzoletto di stoffa: che gli uomini, specie d'altri tempi, non si fanno vedere che piangono. La nonna piange e lascia ai medici il suo numero di telefono in cartella.
Piangono le infermiere, piangono i portantini. Piangono tutti.
Piangiamo tutti.
In silenzio si esce fuori.
Sulle labbra, automaticamente, una preghiera per questa piccolina e per tutti intorno a lei.

mercoledì 27 giugno 2012

tutta la fatica

pomeriggio frenetico. Sono in tre e ne aspetto un'altra per la serata. La pancia comincia a scalpitare: il nano ospite non è molto d'accordo sul fare le ore piccole tutti i giorni e lo capisco..in realtà non sarei d'accordo manco io. Giusto ieri eravamo in dh e mi faceva meraviglia che tante donne presenti lì si sentissero in dovere di raccontarmi i fatti loro e soprattutto che i fatti loro trattassero di aborto. Avrebbero potuto parlarmi della famiglia, del marito, del lavoro - se proprio sentivano questa necessità di parlarmi , che io pure in silenzioso silenzio me la cavo he - e invece sentono la necessità di parlarmi di aborto..così, gratis, senza sapere niente di quello che faccio nella vita.. Dicevo raccontando questo al telefono a un'amica, che in fondo mi sembra di non staccare mai dall'occuparmi dei figli degli altri manco quando mi devo occupare del mio..e sì che del mio in effetti mi occupo sempre..quindi è vero, in realtà non stacco mai.. Oggi poi era il solito caring day: il giorno in cui distribuiamo generi di prima necessità e ci prendiamo un pò cura dei vari nanetti che vengono a trovarci. Arrivano scaglionate le mamme, e trovo subito il modo di mettere a lavoro la neo-arruolata ostetrica. Veramente potrei metterla anche a "più lavoro" ma quando mi rendo conto che le sto per affibbiare la seconda mamma in meno di 30 minuti, mi fermo, ci penso, e ritengo di poter soprassedere: per oggi gliene mando solo una.
Quando arriva lo scricciolo con la madre, sto facendo un altro colloquio. Mi colpisce molto questa donna che ha un  bisogno di sentirsi protetta direttamente proporzionale ai km che la separano da casa, dove ha lasciato due bimbi piccoli: viene dal sud america..i km sono tanti davvero. E' al terzo figlio, provo a sondare il terreno della paura del parto , e lei risponde che la cosa che le fa paura è che è sola. Azzardo: "vorresti che venissimo con te?" le brilla lo sguardo sorride: "si!". Non mi verrebbe in mente manco lontanamente di chiedere a un estraneo di venire con me in sala parto e invece lei che ci ha viste solo tre volte con oggi, in sala parto ci vuole. Ci andremo se ci sarà possibile o almeno saremo con lei in ospedale se non ci faranno entrare. Certo , le promettiamo, non la lasceremo sola.
Lei esce, saluta, ci vediamo la prossima settimana con altre informazioni che ci servono ed entra la mamma dello scricciolo. Compie un anno la prossima settimana. Sono tre mesi che il peso è fermo a 7 kg e non accenna a sbloccarsi eppure se la ride bellamente. E' un titano nel suo peso infinitesimale, perfettamente sproporzionato col resto del corpo, un gran capoccione che la mamma ha provveduto, causa caldo bestiale, a rasare a zero tipo bonzo. Eccolo lì un bonzetto minimissimo che ride e fa le facce, che senza la pesata settimanale e le pappe ,e il pacchi alimentari che abbiamo dato alla mamma insieme supporto fatto di tante cose da quando era nella pancia che lei ha tentato di non farlo nascere in ogni  modo, senza tutto questo, oggi non starebbe là seduto, simpaticissimo, incasinatissimo e vivo.
Bene..mi dico.. probabilmente ricovereranno me e le altre due, tutte al policlinico a partorire nello stesso periodo. Sai che risate? ragazze madri e gestrice della casa di accoglienza dove prendono i sostegni..tutte in stanza insieme che bel gruppetto..azz...non vedo l'ora...
però poi penso che arriavano un pupo e una pupa, ancora senza nome perchè le relative mamme sono così stordite che non gliel'hanno fatta a trovarne uno adatto..ci stiamo lavorando eh, per il parto ce l'avranno. Chissà che soggetti sono, se somigliano a questo qui supermicrobo buffissimo..
Quando torno a casa dopo il colloquio serale, sono stanca morta, mi fa male tutto e voglio solo stendermi. Ma riguardavo questa foto, e porca miseria, penso che vale proprio la pena tutta la fatica.

sabato 23 giugno 2012

allatto io - piccolo manuale per allattare senza stress

ho finito ieri notte verso l'1.30 e ho mandato tutto in stampa. Si parte con la stampa lunedì e entro il fine settimana arrivano le prime 250 copie. E' piccolo è bellissimo , attualmente la cosa più figa che io abbia fatto nell'ultimo mese! ne sono particolarmente orgogliosa perchè questo gioiellino formato 15x15 è frutto della collaborazione di tante mamme del dono che si sono messe a disposizione coi loro suggerimenti e le loro foto per costruire insieme qualcosa di utile ad altre mamme. Mamme che aiutano altre mamme è un motto che da sempre ci spinge e devo dire..anche stavolta il risultato è uscito proprio bene!
Ve lo presento in anteprima, si chiama "allatto io - piccolo manuale per allattare senza stress", completamente autofinanziato, e maggiori informazioni su come averlo potete trovarle qui :) acquistatelo numerose, fate girare..e buona lettura (e buon allattamento!) a tutte :)

mercoledì 20 giugno 2012

riposante ordinarietà

Per chi gli fosse sfuggito: sono incinta. La gravidanza mia è sempre un casino quindi sono pure a riposo. Forzato. Infatti a forza mi sto riposando un casino. Trasudo relax da tutti i pori. Chi potrebbe dire il contrario? basta guardare una mia giornata tipo. Cioè, una tipo quella di oggi..di quelle ordinariamente tipiche, in cui si va a letto intorno alle 2 - perchè quando hai 5 figli + 1 in pancia e hai pure sentito il bisogno di mettere su mostro di associazione che appena può ti fagocita a volte accade che le ore della giornata, 24, siano troppo poche, e così si finisce per sforare nella giornata successiva..
Si ok lasciate perdere la domanda su chi me l'ha fatto fare di mettere su l'associazione..ssssssssssh!! pure voi! che cavolo state a fare ste domande.
Insomma stavamo guardando la mia giornata tipo. Solitamente faccio un resoconto a mio marito appena posso perchè così depenniamo dalla lista di cose da fare quello che si è fatto..visto che nel casino generale si corre il rischio di farlo addirittura due volte, e non per eccesso di zelo ma per abbondante rincoglionimento..
il riassunto di oggi era così:
"parlato con prof del n.1, passata in segreteria scuola n.2, ritirata pagella n.3, iscritta n.5 alla materna, presentata domanda riduzione mensa per n.4 e n.5, passata al centro vaccinale x certificato uso scolastico di 4&5, telefonato pediatra, passata alla casa di accoglienza e sistemato pannolini comprati stamattina tra l'iscrizione n.4 e certificato vaccinale.
Preparo cena & bucato.
 Ricordami il colloquio delle 21. Passo e chiudo."

 Meno male che sto a riposo! sennò sai che fatica dovevo fa'??

martedì 19 giugno 2012

giveaway: l'amico più fedele

Ecco un'altra iniziativa per farci conoscere, sempre grazie ad una nostra fan! Lei è una fissata di tutti i concorsi esistenti ed è "piena di impicci" vinti a destra e manca..e siccome ogni tanto gli avanza qualcosa ha deciso di riciclarlo per darci l'opportunità di offrire a voi un gadget e a noi la chance di arrivare a qualche mamma in difficoltà. Stavolta a riciclarsi è il migliore amico dell'uomo, solo in versione peluche di 50 cm... e non vi dico altro se non di cliccare qui per leggere tutto il regolamento e poter partecipare

mercoledì 13 giugno 2012

non nuocere


Siamo qui dalle 7 di stamattina. Qualcuno anche da prima, se arriva da fuori Roma. E' uno degli ospedali più grandi, un policlinico universitario, garanzia di essere seguiti adeguatamente sia per le mamme che per i bimbi nella pancia. Oggi siamo tante, 19 in tutto al day hospital di patologia ostetrica. Nessuna è qui solo per una visita, nessuna è qui senza motivo; molte sono qui per monitorare la loro salute, molte altre sono qui per monitorare quella di un bimbo che non sanno come e se nascerà.
Sono ormai le 15, sono passate tante , troppe ore di attesa vuota perchè il centro ecografico del reparto di diagnosi prenatale è chiuso proprio in questi giorni per ristrutturazione, quindi le ecografie le gestisce il piano di sopra, dove però hanno la precedenza sui day hospital tutte le esterne che vengono con l'impegnativa e il ticket per un controllo di routine. Ed evidentemente oggi erano tanti..
Noi 4, che siamo le ultime tra le ultime, finiamo fanalino di coda, quantunque lunga sia questa coda. Ci mandano su, cartella clinica in mano, da sole. L'ho fatto tante volte questo corridoio, lo conosco a memoria. Penso a chi lo fa per la prima volta, da solo, quanto si sente spaurito e con quale attesa percorre questi 40 metri. Mi volto a cercare gli sguardi delle mie colleghe di ecografia. Se il pavimento fosse verde a precederci sarebbe un grido: "dead man walking". Non leggo speranza , non leggo attesa. Non leggo niente di niente oltre la stanchezza cosmica di sette ore passate ad aspettare il proprio turno.
Il corridoio è ormai vuoto, prendiamo posto di fronte alle pareti tappezzate di frasi di benvenuto per i piccoli nati: la sala parto è vicina e incurante degli avvisi che invitano a non imbrattare i muri, la gioia incontenibile dei parenti sta scritta ovunque con penne rosse nere e blu. Due mamme parlano nervosamente, un'altra legge le scritte senza interesse, un'altra guarda il vuoto di fronte a se. Di fronte a lei in realtà ci sono io, ma lei non mi vede: sta guardando alle mie spalle. Un'infermiera annuncia chi sarà la prossima a entrare: era una delle due che parlavano che scatta in piedi come se non fosse mai stata impegnata a fare altro. Di fronte a lei l'altra ammutolisce e resta inebetita a bocca aperta. Sento distintamente la pesantezza di questo silenzio. La mamma che leggeva le scritte si è fermata in piedi in mezzo al corridoio, l'altra seduta di fonte a me inizia ad oscillare sulla sedia tenendosi una mano con l'altra mentre guarda il pavimento. Tutto senza più emettere suono.
Esce da una stanza una ragazza. Un medico le si avvicina circondato dai tanti specializzandi che qui costituiscono il codazzo fisso. Le parole del medico rimbombano nel silenzio per quanto parli con noto pacato, certo a voce normalissima. "ho visto gli esami.." dice. In barba alla privacy mi rendo conto di essere attentissima a quello che viene detto, mi sembra di avere i sensi amplificati al di là della mia indole personale: osservo tutto. Credo sia una reazione di paura. Il medico chiede alla ragazza "tu come ti senti?" e quella scoppia a piangere, incurante dei tanti camici bianchi che la attorniano. Noto la differenza di scuola: l'anziana dottoressa la fa sedere, si accomoda vicino a lei le tiene la mano e la ascolta raccontare la sua storia clinica. Ho l'impressione l'abbia già raccontata centinaia di volte. Non capisco una parola di cosa stanno dicendo e non mi interessa; guardo invece gli specializzandi, maschi e femmine; sono indecisa se non capiscano manco loro cosa sta dicendo la ragazza o se siano deficienti: non hanno alcuna espressione in faccia. La professoressa di espressioni ne ha e sono tutte coordinate con il pianto della ragazza. Entrano tutti in una stanza per un'ecografia: la prof, la ragazza, gli specializzandi.
Restiamo di nuovo nel silenzio. Esce la prima chiamata, dalla sala ecografia. Mi guarda sorridente, deve essere andato tutto bene. Recupera la sua cartella clinica e se ne va. Chiamano la mamma di fronte a me; ha un gemito, non se l'aspettava credo, si alza nervosamente e si avvia nella stanza. Escono intanto dall'altra porta le specializzande con in mano le immagini ecografiche della ragazza di prima. Una dice "poverina!" un'altra esce dalla stanza adiacente, chiede informazioni, guardano insieme le ecografie, una spiega all'altra, l'altra si mette a ridere. La prima commenta "ma daiiii!". Che squallore. Immagino se fanno così con tutte, se siamo tutte oggetto di risate diagnostiche. Penso a quanto questo sia scorretto in generale ma tanto più di fronte a noi.
Esce anche la mamma che sedeva di fronte a me. Cammina lentamente, tre, quattro passi che la separano dalla panca. Si siede di nuovo, incrocia il mio sguardo, le sorrido. "tutto bene?" chiedo, sapendo benissimo che qui dentro non va mai tutto bene. "si...per quello che è possibile..."risponde lei ricambiando il mio sorriso. "il bimbo ha un'ernia diaframmatica" mi dice."dovrà essere operato subito appena nasce". mi fa il nome del chirurgo che lo opererà; lo conosco bene, ha operato un figlio mio e l'ho visto a lungo in tin quando è nata la mia ultima. Le dico che è bravo, tutti ne parlano bene, mi sorride. "vedere lui tranquillo mi tranquillizza". Ecco, potere dei medici: dare la vita in una maniera che decisamente non immaginano visto la facilità con cui la tolgono: il ghignetto ironico, la risata fuori posto, oppure un'espressione rassicurante. Le restituiscono la cartella clinica, torna su anche lei. Restiamo solo in due, la mamma in piedi davanti a me che legge le scritte sui muri; io.
Lei è qui perchè il bimbo ha un problema grosso a un rene. Idro uretro nefrosi, mi ha detto. Non so bene neanche cosa sia. Lei che parla benissimo italiano ma è straniera, lo sa meno di me. Ha uno sguardo triste, ha paura, giustamente. Nessuno le ha spiegato niente, me l'ha raccontato di sopra in sala di attesa.
Mi chiamano, entro.
Sono quasi le 16.
Mi fanno preparare, mi accomodo per l'ecografia. La sensazione di avere i sensi acuiti si accentua: sto cercando di gestire l'ansia. Non dovrebbero dirmi niente, eventualmente confermarmi cose che già so. Mi ha sempre colpita in questa gravidanza la carenza comunicativa medico paziente: ecografie lunghissime fatte in silenzio totale. Ma non ero preparata al fatto che girassero il monitor per non farmelo vedere. Chiedo di poter guardare. La risposta è altrettanto inattesa "l'importante è che guardiamo noi signora, mica è il cinema". Normalmente ci starebbe un insulto, di rimando. Trovo così inopportuna, violenta la risposta, che scelgo di non scendere allo stesso livello e stare zitta e osservare. Osserverò loro, se non posso guardare il monitor, voglio sapere che razza di bastarda è una che, a una madre in patologia ostetrica che sta lì per sapere quanto sta male suo figlio, non per fare un filmino ecografico della sua pancina, dà una risposta del genere.
Così la osservo. Corruga la fronte, sgrana gli occhi. Entra la collega. La prima indica il monitor l'altra stringe le palpebre per capire cosa le si sta indicando. Silenzio, non dicono niente. Non mi guardano. Io sì, invece , continuo a guardarle. La mimica muta può rappresentare tutto e niente. Mi sento magnanima, e in realtà vorrei sapere se stanno guardando quello che penso io. Qualcosa non torna? domando con tono calmo. La risposta mi coglie di nuovo con stupore "signora, non è tempo di domande! fuori c'è una paziente che aspetta sa?" stavolta non gliela passo: "finchè sono dentro sono io la paziente, è il mio tempo di domande e il mio tempo di risposte." Sono visibilmente seccata. Non serve a niente la mia protesta: non ottengo risposta , fanno come se non ci fossi. Commentano che non m'hanno mai vista prima lì in ecografia rispondo che solitamente mi seguono in patologia e diagnosi prenatale e aggiungo tutta un'altra professionalità. Mi guardano male. Mai quanto le guardo male io. Finiscono bruscamente l'esame, mi mandano via. Uscendo incrocio l'ultima mamma rimasta, che come mi vede mi viene incontro per prendere il mio posto. Quando mi passa vicino le dico "sono due stronze e non ti faranno vedere il bambino." mi guarda allibita sgrana gli occhi come non capendo. Le faccio il gesto "ti voltano il monitor". Ancora più allibita apre la bocca e così resta continuando a camminare dentro la stanza. Quando esce si siede e piange. Voleva vedere suo figlio: non gliel'hanno mostrato. Voleva sapere di suo figlio; non era tempo di domande e quindi neanche di risposte.
La sera con mio marito rifletto su queste cose, penso al fatto sicuramente sarò stata una delle poche a osare ribattere se non l'unica; al fatto che il medico perdendo l'umanità nei confronti del paziente ha perso grande parte della sua vocazione medica e con la sua vocazione il suo ruolo. Questo medico impersonale che vorrebbe solo "ottimizzare il suo tempo", solo sbrigarsi, evitando di entrare in collusione col paziente è facilmente sostituibile da una macchina e così scrive la sua condanna.
Sempre più penso che i genitori devono avere la spalle larghe, la risposta pronta, la competenza pure sulla diagnosi che certo non spetta a loro; penso che devono avere tanto chiara la dignità del bambino che portano dentro ed essere armati ben bene per difenderlo. Risalendo in sala di attesa con la mia cartella reincontro la mamma dell'ernia diaframmatica. Mi guarda, stavolta è lei a salutarmi col sorriso e mi dice "questi figli prima ancora di nascere ci fanno preoccupare!" sto ancora cercando di digerire gli sguardi di quelle due in ecografia ma col massimo della calma provo a risponderle.
"vediamo le cose dal nostro punto di vista, come se fosse tutto un problema nostro..diciamo ci fanno preoccupare..ed è vero siamo preoccupati. Ma il problema più grande ce l'hanno loro: noi una preoccupazione da genitore , che è normale.. per loro è la loro vita, pensa come sono preoccupati loro, così piccolini.." annuisce.. le esce un "eh già".. vorrei farlo vedere a quelle due imbecilli di sotto, quel "eh già" loro tanto preoccupate del tempo da perdere che avevano l'occasione di usarlo per qualcosa, per amore, di riconoscere la sofferenza di una madre. Come se non sapessero che dalla tranquillità della madre dipende anche il benessere del bambino come se non sapessero che in quei momenti per un genitore spaventato loro col camice rappresentano dio in terra. Che forse ci vorrebbe un corso universitario apposito per spiegare il significato profondo di "non nuocere".

mercoledì 6 giugno 2012

giveaway: vinci un orologio THUN e aiuti IL DONO

abbiamo un'iniziativa molto carina e per noi utile per promuoverci un pò: il passaparola è la chiave migliore non solo per arrivare a chi ha bisogno ma proprio per farci conoscere e far sapere alla gente cosa facciamo e perchè vale la pena sostenerci..Dio sa quanto abbiamo bisogno di aiuto in questo periodo!
putroppo, triste a dirsi, l'estate è come per l'abbandono degli animali in strada, il tempo dell'abbandono delle donne in difficoltà.. sarà il caldo? non so che dire in merito! ma l'afflusso di persone in stato di grave bisogno  per noi, nei mesi estivi, si moltiplica. E si tratta tanto di persone che necessitano di accoglienza (anche gli ospizi si riempiono nell'estate..e guarda un pò..pure le case di accoglienza per ragazze madri..questo fenomeno ancora non l'ho capito..i mariti vanno in ferie come i parenti dei nonnetti? bah!) quanto di donne in gravidanza che necessitano di tutto e che i servizi deviano in extremis da noi...
allora torniamo all'iniziativa! si tratta di un giveaway, è molto carino, si vince un orologio da parete THUN...trovate tutto , regolamento incluso cliccando qui

diffondete, partecipate, vincete :) e con qualche semplice click ci aiutate pure ;)

giovedì 31 maggio 2012

qualcosa da dare


Siamo più che puntali. Con la precisione di chi sa che ha qualcosa di importante ci ritroviamo, un buon quarto d'ora di anticipo. G. è la prima volta che viene e vuole prendere dimestichezza con quello che facciamo. Oggi aspettiamo due mamme, la settimana prossima ne avremo tre. C'è il piccolo Giuseppe pure oggi, che viene a mostrarmi quanto poco ha mangiato in questa settimana, al controllo peso: ed aspettiamo una mamma nuova, inviatami dal servizio sociale del municipio vicino, perchè possiamo aiutarla. Tutte e due le mamme sono state inviate a cercare e trovare assistenzialismo, quello che potrebbe dargli la parrocchia vicino, qualche anima pia di buona volontà nel palazzo, forse un'amica , chiunque che voglia fare una buona elemosina di oggettistica. Cercano cose e quando arrivano sì, le troveranno, ma a me non basta.

sabato 26 maggio 2012

non esistono ma. ( #marciaperlavita parte 14)

E se fosse già nato? diremmo "purtroppo sei già nato..ah! averlo saputo prima che eri malato col cavolo che mi mettevo ad accudirti!".. strano. ho vissuto tanti mesi negli ospedali pediatrici e non ho mai sentito nessuna madre dirlo. Ho condiviso tante interminabili ore a fianco al letto di mio figlio con altre mamme vicine ai loro bambini..nessuna avrebbe preferito non avere quel bambino; tutte avrebbero preferito non avere la malattia.
Che differenza fa che sia già fuori o ancora dentro la pancia? il renderlo visibile? perchè c'hanno raccontato che "non lo vedo quindi non c'è" è una cosa che funziona? e da quando? L'aborto non risolve il problema di un figlio malato. Il figlio resta malato e diventa anche morto. Malato e morto..totale problemi due. E dei due, la morte mi sembra sia il più definitivo....
scrive Giuliana
Anch'io sono una di quelle con la giustificazione, con il motivo valido: la malattia del bambino.
Conosco tante persone contrarie all'aborto ma se poi sta male..ma se poi.....
Non esistono ma, non esistono se. Non esistono motivi più validi di altri.
Nessun motivo è valido x ammazzare un innocente. Tanto più se questo è malato.
Quando tuo figlio non sta bene, anche se ha solo un raffreddore, vorresti prenderlo tu per non farlo soffrire.
Fai di tutto per accudirlo, gli stai sempre accanto, lo accarezzi, lo coccoli, gli canti le canzoncine per non farlo piangere.
Mai diresti: "quasi quasi lo faccio fuori così lui non soffre più e io torno a fare quello che facevo prima!"
Ecco, questo è quello che avrei voluto fare invece di abortire.Vorrei essermi presa cura del mio bambino...quello si che era un mio diritto.

mercoledì 23 maggio 2012

la poveretta col motivo valido ( #marciaperlavita parte 13)

Eh si arrivano anche le testimonianze di quelle che avevano motivi validi. Ma davvero ci sono motivi validi? davvero le mamme validamente motivate ci credono a questa cosa? davvero la morte risparmia sofferenze? tocca pensarci bene: perchè ciascuno di noi nella vita almeno un pò soffrirà.. forse che sia meglio ucciderci preventivamente? o non sarà meglio trovare qualcuno che ci ami, mentre stiamo soffrendo e che con l'amore suo gratuito proprio quando non possiamo ricambiare, ci aiuti a superare la sofferenza?


Marina scrive:io sono una donna che ha abortito un figlio desiderato, un figlio malato, gravemente malato e quindi era "MEGLIO" così, tutti (quasi) avrebbero preso questa decisione, era da egoista pensare di mettere al mondo un bambino in quelle condizioni sapendo in anticipo che avrebbe patito sofferenze e dolori indicibili; lo so cosa state pensando: lei un motivo "valido" lo aveva, poveretta, invece eccomi qui con le altre mie amiche a testimoniare che MAI E POI MAI esiste un motivo che giustifichi quella schifezza che risponde al nome di ABORTO!!sono arrivata qui 3 anni fa dopo aver abbandonato il mio bambino carica di dolore e con quel senso di vuoto terribile, confrontandomi con le donne di questa associazione meravigliosa ho potuto rendermi conto che olrte a soffrire per il fatto che volevo quel bambino c'era pure la verità che lo avevo abortito io e non era vero che non avevo altra scelta, l'avevo eccome, solo che non riuscivo a vedere un'altra strada.sono felice perchè sono guarita da quella mentalità che voi avete e della quale ero schiava anche io,imprigionata nella convinzione che in certi casi è meglio abortire; no, non lo è mai mai mai e poi mai e lo griderò finchè avrò fiato: Michele, ti amo.


martedì 22 maggio 2012

ah non è fango? ( #marciaperlavita parte 12)

Conosco una donna incredibile. La conosco da due o tre anni, non ricordo con precisione, e quando l'ho conosciuta aveva toccato il fondo e da tempo iniziato a scavare. Questa donna è incredibile perchè ha una rarissima capacità introspettiva , per altro estremamente lucida; messa insieme a un sano sarcasmo e a una vita stra-incasinata, con condimento di un caratterino niente male, è una mina vagante in senso positivo. Non ne passa liscia neanche una nè a sè stessa nè agli altri ed è capace di un gran cuore. Anche lei ha voluto intervenire portando la sua testimonianza a chi difende il diritto delle donne a fare presunte scelte sulla vita dei loro figli per ottenere non abbiamo ben capito cosa (e manco ci interessa saperlo). Vi riporto la sua testimonianza, di donna che ha scelto convinta di quello che sceglieva e ha sbagliato.

Adonella scrive:
PRESENTE. Eccomi, io sono una delle tante che ha abortito convinta di cio’ che faceva, in solido. Sono una di quelle che subito dopo si è sentita liberata, di quello che ritenevo un peso. Si eccomi, presente.
Almeno io si, mio Figlio no, purtroppo. 
Io, prima convinta ed ora pentita, pentita con dolore e neanche tanto sopportabile, disperata. Eppure 21 anni fa, quando gli negai la Vita, credevo fosse giusto (che è legale si sa) eliminare con la morte quello che credevo fosse un problema; perché il “problema” che avevo nel ventre era Qualcosa di vivo sin dai primi istanti. Una volta sbarazzatami dall’”Ingombro” ne fui sollevata, liberata, e per tanti anni sono stata tra quelle “pseudo” donne pro aborto. Pseudo perché solo concepire l’aborto è disumanizzante, figuriamoci poi praticarlo. 
Ma ora sono fuori dai vostri cori di orrore, i vostri slogan mi repellono, e vi deluderò care portavoci e fautrici di abominio, soffro per aver negato la vita a mio figlio. Darei la mia Vita, per riavere anche un solo istante tra le braccia il mio piccolo ma è tardi, tutto dannatamente compiuto. 
L’ideologia del pro aborto si dichiara a sostegno dei diritti delle donne, mentre appoggia e giustifica un reato, malvestito da diritto, il più grave tra tutti: quello di uccidere. 
L’unico diritto cha ha ragione di essere è quello alla vita umana, in tutte le sue forme ed espressioni (perché non siamo tutti perfetti no?)
Forse nell’ideologia pro aborto che prevede “una vita triste per quelle che non sono troppo convinte e una invece più tranquilla per quelle che lo sono “c’è qualcosa che non va troppo liscia? Forse non avete fatto molto bene i conti e le vostre congetture crollano come i castelli di sabbia?? O forse, quelle come me e sappiate che sono tante si sono drasticamente rese conto di aver “sbagliato” e compiuto un atto gravissimo? 
E per me non c’è stato nessun contesto colpevolizzante, dopo tanti anni, troppi senza mai aver provato un minimo di turbamento emotivo verso quel fatto degenere , con la completa indifferenza per quel povero MIO piccino che mi era capitato non certo perchè lo aveva scelto Lui, mi sono trovata sola con me stessa a scavarmi dentro per tirar fuori quel briciolo di umanità rimastami bastevole per cominciare ad amare e commemorarlo con una naturale potenza, quella di una Madre.
Al mio piccolo ci pensa Dio, se ci crediamo (e non consola….), ma chi pensa a me al mio recupero come essere umano?chi vuole la mia riabilitazione alla Vita dopo averla negata? Chi mi spinge a Vivere anche così, amputata per usare una parola che renda bene il mio stato?Beh mi sto facendo aiutare da chi la vita la promuove, anche quando è inattesa e in ogni sua possibile manifestazion considerati il fumo negli occhi di chi l'aborto lo promuove.
E pensare che invece coloro che si prodigano a favore della Vita nascente molto spesso e auspico sempre di più tolgono la nebbia dagli occhi e dal cuore sino a rendere chiaro cosa è con l’aborto: l’uccisione terribile di un innocente, perpetrato nei più dei casi, dalla stessa madre 
In conclusione, care amazzoni della libertà femminile, dovete riconoscere un minimo di vacillio delle vostre convinzioni. 
Dai su, per lo meno, non ditemi che credete al 100% che sia una cosa “normale” abortire anche per quelle che ne sono convinte! Perché non è normale estirpare un “feto” da un posto dove tutti i feti devono stare e rischiare spesso anche la propria vita.
Non ditemi che siete convinte al 100% che la “legalità” di abortire un Figlio (una cosa a caso tra le tante: per voi davvero sino alla 12ema settimana non è un bimbo lo è invece alla 12+1 giorno, quindi massacrabile prima e poi dopo qualche riserva? )non abbia mai destato nemmeno una volta nella vostra vita un pensiero a quel Figlio mai nato. 
No non ditemi che è così, perché non ci credo, e se lo dite so che mentite. 
Se invece insistete con ‘sta storia del diritto all’aborto, con ‘sta cosa triste che un Figlio ci può stare solo se è desiderato allora il mio consiglio è di provare ad ascoltare anche qualcosa di diverso. Ad affrontare anche storie come la mia.
Infine esprimo la mia perplessità che è ormai certezza: mi sa che queste argomentazioni pro aborto sono un po’ tutte edificate con del fango ..ah non è fango?

lunedì 21 maggio 2012

se lo vuoi soffri se non lo vuoi non soffri. perchè si #marciaperlavita parte11


Ecco una testimonianza un pò più lunga.. fare riferimento a questo post

Licia scrive:
Ho perso due figli. Sono rimasta incinta a febbraio di un anno fa e la gravidanza era inaspettata, la relazione con il mio compagno complicata e per nulla solida. Nonostante i problemi non abbiamo mai pensato di non portare avanti la gravidanza, ma la natura ha voluto che io abortissi spontaneamente. La mia prima esperienza di maternità si è conclusa con un raschiamento e talmente in fretta che non ho avuto modo di metabolizzare quanto avvenuto. Ho solo sognato una volta la mia bambina che avrei chiamato Paola. In quei mesi ho accumulato dentro me del rancore nei confronti del mio compagno che non mi è stato vicino e mi ha procurato, poco importa se involontariamente o meno, tensioni e sofferenze, e dei miei genitori che pur assicurandomi tutto l’appoggio non hanno saputo gestire la situazione e mi hanno provocato ulteriori pressioni psicologiche. Dopo l’aborto mi sono sentita allo stesso tempo sollevata e vittima. Rancore ne avevo anche nei miei confronti per essermi cacciata in una situazione così complicata che mi aveva portato solo tante umiliazioni e tristezza. Dopo alcune fughe e ritorni anche la storia col mio compagno sembrava essersi conclusa e invece, dopo tre mesi, ci siamo rivisti. Non me lo so ancora spiegare, ma ho avuto un’ovulazione tardiva e con il primo rapporto sessuale che abbiamo avuto sono rimasta incinta. Un’altra volta. Erano i primi di novembre ed in quei giorni sarebbe dovuta nascere Paola. Sembrava un segno del destino, una seconda possibilità per dare un lieto fine alla nostra storia. Pensavo che sarebbe stato tutto diverso, invece il mio compagno era sempre lo stesso, sentivo che ormai non era più amore quello che mi legava a lui. Non sono riuscita a sopportare l’idea di ripercorrere di nuovo quella strada, di sopportare altre umiliazioni. No, l’idea di me in quella situazione non sono riuscita proprio ad accettarla, non sono riuscita ad accettare mio figlio, Emanuele, anche se lui non era solo un’idea, e ho abortito, lui e me.
In quella situazione mi ero messa io, con superficialità, ma stavolta non ero più disposta ad assumermi la responsabilità di ciò che era accaduto.
Prima dell’aborto spesso dentro di me accusavo gli altri della mia infelicità e insoddisfazione, se vedevo la “parte buia” di un compagno fuggivo dalla relazione. Ora mi guardo e mi accuso di questa disperazione che provo, dalla mia parte brutta non posso fuggire.
Una cosa sconvolgente è stata scoprire il male dentro me, è stata scoprire di non essere la donna brava e buona che mostravo a tutti, bensì una grande superba. Avevo ingannato anche me stessa, non permettendomi di conoscere e accettare i miei limiti e di vedere la realtà di me al di là dell’immagine impeccabile che proiettavo al mondo.
Le cose non erano andate secondo i miei piani, l’uomo che avevo a fianco si era rivelato, durante la prima gravidanza, non essere quello dei miei sogni. Immaginavo la mia vita accanto a lui, col suo carattere così diverso dal mio, con tutti i problemi derivanti dalla sua precedente situazione familiare (ha già un figlio), dal suo lavoro, dalla situazione economica, che lo assorbono totalmente e lo rendono cieco davanti al mio bisogno d’amore e di attenzioni… e non mi piaceva più, mi spaventava. Pensavo che mi avrebbero tutti biasimata “potevi avere tutto ciò che volevi e guarda in che situazione ti sei cacciata”. La vergogna, la colpevolizzazione da parte dei miei, l’aver dato loro una delusione e un dispiacere. Questo figlio ho iniziato a rifiutarlo, ho iniziato anche ad avere paura che non lo avrei accettato neppure dopo la nascita come capita a tante donne. Invece la maternità che sognavo doveva essere perfetta. Ironia della sorte.
Ho permesso al male e alla morte di entrare nella mia vita e adesso mi terrorizzano dal profondo della mia anima. Mi fanno tanta Paura e io mi immagino piccola piccola correre spaventata a cercare protezione da mia mamma, ma lei non può proteggermi e non c’è nessuno in realtà che può aiutarmi.. perché i miei mostri sono dentro di me, e mi mordono lo stomaco, e mi prendono alla gola.
Sono stata ingannata, dalla Superbia che mi annebbiava la mente. Niente mi ha fatto sospettare che accollarsi lo struggimento per l’uccisione di un figlio, invece che la responsabilità della sua nascita, equivale a suicidarsi. Le poche persone con cui ho parlato (ginecologo, assistente sociale, infermiere) hanno fatto passare la cosa come un prendere in mano la propria vita e correggere una rotta sbagliata. E io cretina mi sono suicidata.
Ora è tutto così ovvio, se lo avessi tenuto con lui in braccio avrei sopportato tutto. Certo avrei dovuto prima chiedere aiuto per gestire quella depressione e quel rifiuto. Poi mi sarei legata al mio compagno, ci avrei provato, nonostante tutto, magari quel rifiuto sarebbe passato presto, lui mi avrebbe amata a modo suo, io a modo mio. Poi nel tempo forse avremmo discusso tanto, ci saremmo feriti, mi sarei sentita infelice e insoddisfatta del rapporto e probabilmente ci saremmo lasciati. La gente del paese mi avrebbe additata come “ragazza poco seria”. I parenti mi avrebbero criticata e commiserata perché avrei potuto scegliere una sorte migliore, ma mio figlio sarebbe stato lì con me a regalarmi ogni giorno sorrisi, e anche i miei genitori nonostante le critiche e il sentirsi amareggiati per il mio fallimento sentimentale sarebbero stati felici di abbracciare il nipotino che tanto aspettavano. E io avrei avuto sempre la speranza di un futuro migliore e pieno d’amore, con mio figlio vicino. Speranza che adesso non ho. Mi sforzo per qualche istante d’immaginare un futuro con una famiglia felice e dei figli che vorrei arrivassero prestissimo.. insisto ancora con lo stesso sogno! ma poi affiora sempre la tetra prospettiva che io possa rimanere per sempre sola con il dolore della mancanza dei miei figli e i miei sensi di colpa. Io non so quanta forza e felicità ti regala un figlio, lo intuisco, lo intuivo anche prima di abortire, ma non mi sono voluta bene, mi sono fatta male sapendo di farlo.
I postumi dell’aborto, che molte donne purtroppo conoscono, mi sono piombati addosso poche settimane dopo l’intervento, però ho preso coscienza dopo un paio di mesi dell’ORRORE. Mi sono sentita assassina, la peggiore: ho sempre considerato l’aborto come il crimine più efferato. E ho abortito.
Ho preso coscienza che avevo rifiutato quell’Angelo che mi era stato donato e che come mamma mi voleva. Come si può concepire questo pensiero e non tremare? Ma perchè non sono riuscita ad accoglierlo con tutta la tenerezza e la gratitudine che il mio essere può esprimere? è una domanda che mi tarla il cervello.
Gli assassini sono in galera, chi tocca i bambini rischia il linciaggio. Io che avevo ucciso mio figlio ero nel mio letto e tremavo il male che io stessa avevo compiuto. Pensavo che è stata proprio la superbia a far sì che l’Angelo portatore di luce fosse scaraventato all’inferno, ed io è proprio all’inferno che mi sentivo. Ma non riesco a perdonare me stessa.
Alcune donne probabilmente si sentono mamme da sempre, ad altre non bastano nove mesi d’attesa per abituarsi all’idea, io sento che sto diventando mamma piano piano, ma non ho mio figlio. Mio figlio l’ho preso per mano quando l’ho concepito, per un pò abbiamo camminato insieme, poi quando è iniziata la salita gli ho lasciato la mano per camminare più leggera. Adesso che lo cerco disperata non lo trovo più, ed è difficile proseguire da sola, non so nemmeno dove vado.
Se penso che posso aver generato in mio figlio un senso di smarrimento, solitudine e paura perché è stato abbandonato proprio dalla sua mamma, se penso che lui voleva stare aggrappato a me e si fidava, che poteva avere desiderio di me e di suo padre quanto io ne ho ora di lui, mi chiedo perché cercarla una speranza per me. Però già mi sono ingannata e non voglio farlo ancora. Forse sto impazzendo, ma ho la sensazione che la mia vita si svolga su piani temporali sfalsati. La vita scorre e io la rincorro, ma arrivo sempre troppo tardi. Non voglio arrivare tardi un’altra volta. Nella vita sono diventata mamma mesi fa, nel mio tempo sto diventando mamma ora, ma è troppo tardi. Nella vita ho ucciso mio figlio mesi fa, nel mio mondo mi rendo conto ora che uccidere un figlio è un abominio, ma è troppo tardi. Nella vita nell’anno appena passato ho avuto due figli che non volevo, nel mio mondo oggi li desidero tanto e mi mancano, ma è troppo tardi. E' tutto sfalsato. Persino lo schiaffo che ti sveglia dallo stato ipnotico in cui cadi quando decidi di abortire, che ti fa aprire gli occhi sull’orrore che hai perpetrato, non ti arriva subito quando sei lì ad abortire, no… lui ti lascia fare, e si prepara, si carica come una molla, prende la rincorsa, e quando ti arriva, perché ti arriva, dopo settimane, mesi o anni, è così forte che ti stordisce. Ma è ancora troppo tardi.
Ciò che provo oggi è tristezza, pena, paura, orrore, senso di solitudine siderale, rabbia, rancore, impotenza, senso di colpa logorante e una disperazione incontrollabile, inconsolabile, che non ti fa stare in piedi. Le crisi di pianto disperato, prima episodiche, si sono fatte sempre più frequenti, sono diventate ormai giornaliere, l’angoscia non mi lascia un attimo di sollievo, nè di giorno nè di notte, e mi rende difficile persino alzarmi dal letto, andare a lavorare, parlare, mangiare. Gli occhi e il viso sempre gonfi, l’aspetto trasandato, cammino zombie tra le gente sperando che nessuno mi veda, che si accorga che piango. Ecco, io l’ho visto, nell’ecografia, con la sua testolina tonda, cicciottella, e il cuoricino pulsante a 8 settimane. Eravamo al pronto soccorso, soli io e lui, per delle perdite di sangue. Ma stava bene. Quest’immagine ce l’ho davanti in continuazione, le parole non posso descrivere lo struggimento, la pena. Quella testolina l’avrei potuta toccare. Lui avrebbe avuto tutto. Ci penso e mi verrebbe voglia di farmi del male fisico pur di spostare l’attenzione da questo male dell’anima. Grido, mi dispero, mi viene voglia di chiedere la carità della morte, ma sarebbe troppo facile, io a questa vita devo prima restituire dignità. Vorrei finalmente riuscire ad aprire gli occhi, a reagire, liberarmi dalle catene delle mie gabbie mentali, trasformare questa sofferenza in qualcosa di positivo che mi permetta di dare un senso a quello che è accaduto.
Questo dolore è grande e cresce di giorno in giorno, stento a portarlo, non sono più lucida. E mi chiedo, come si fa a sopportare senza impazzire? 

se lo vuoi soffri se non lo vuoi non soffri. perchè si #marciaperlavita parte10


Vi invito ancora a fare riferimento a questo post per sapere di cosa stiamo parlando e perchè stiamo pubblicando queste testimonianze.

Clorinda scrive
Sono mamma di una bambina di 5 anni; nel 2008, precisamente maggio 2008 resto incita per la seconda volta. No, non dovrebbe spaventarmi nulla, in fondo l'ho già fatto, ho messo al mondo una figlia da sola e quindi sò che se anche il padre mi dovesse dire che devo abortire, che questo figlio non lo vuole, io posso farcela da sola... in teoria.. perchè poi in pratica è tutto completamente diverso: in pratica è stato un abisso che ancora oggi non ha fine.
IO mi sono negata questo dolore per un anno e mezzo !!! e.. quando mi sono avvicinata in minima parte, mi ha invasa e consumata..
Ho deciso di abortire mio figlio senza mai aver deciso veramente... senza mai essere cosciente che stavo togliendo la vita alla mia vita, senza mai fermarmi a riflettere (e dovevo e potevo farlo, perchè nel mio percorso avevo avuto di fianco persone con la "Vita" in mano!)
Ho deciso per l'interruzione della gravidanza da sola, mi sono chiusa e mi sono raccontata bugie su bugie, senza smettere mai: tutto quello che in passato ero stata capace di fare per la mia prima figlia sembrava ai miei occhi irripetibile...
Ero sola quel giorno, pensavo che con quel gesto avrei respirato di nuovo, che tutto sarebbe andato via poi con un pò di lacrime e col passare del tempo, che sì non ero la prima nè l'ultima e quindi ne sarei uscita, in fondo, mi dicevo, ho le spalle forti, passerà!!
Io non sò quante bugie ho raccontato dal 20 giugno 2008 a meno di un anno fà!
Quante bugie mi sono raccontata, e quante nè ho raccontato al dì fuori di me... sono inevitabilmente cambiata, lentamente ogni giorno mi sono spenta, incupita; l'amarezza saliva e io la respingevo, il dolore saliva e io lottavo contro di lui... arrivavano le notti insonni e io prendevo calmanti, arrivavano le crisi di panico e io mi abbandonavo stremata .... e mi ripetevo che non era per quello che avevo fatto, che era solo suggestione la mia.. che sarebbe passato tutto , che era solo un momento brutto...
A causa dell' interruzzione di gravidanza ho avuto problemi ginecoligici che hanno richiesto un'intervento a distanza esatta di un anno. Lì la difficile e dolorosa presa di coscienza di ciò che avevo fatto!
Ritrovarmi sullo stesso lettino gelido, ha scatenato nel vero senso della parola, una crisi profonda dalla quale ancora non sono uscita... Lì ho capito che Io e solo Io avevo negato la vita a mio figlio, ed in alcuni momenti non ho pensato l'avessi negata a lui in quanto tale, ma ad un Essere Umano, Mio Figlio!!!!!!!!
Sono sprofondata giorno dopo giorno, ora era ed è tutto più reale per me: io sono una mamma capace di togliere la vita a suo figlio, e questo mi fa orrore. Mi fa orrore perchè, oggi mi chiedo e ogni giorno, che Donna sono e che Mamma posso essere, sè sono stata capace di tradire mio figlio con il gesto più feroce che ci possa essere.
Sono arrabbiata con me stessa, sono cattiva con me stessa mi privo di qualsiasi cosa perchè non ne sono degna. Sono infelice e nella mia infelicità trascino tutto e tutti, compresa la mia bimba che non lo merita davvero....
Ho smesso di vivere e mi faccio del male perchè non riesco ad aprirmi alla vita... perchè per me la Vita era quel figlio che ho buttato via una mattina di Giugno.

se lo vuoi soffri se non lo vuoi non soffri. perchè si #marciaperlavita parte9

Continua da questo post
Luisa scrive
Abortire è stata la scelta peggiore che potessi fare ... eppure ero convinta, allora, che fosse quella più giusta.
Sono stata miope e non gettato lo sguardo oltre quelle prime settimane di disperazione, sono stata sorda e non ho ascoltato chi mi consigliava di non farlo e, soprattutto, sono stata egoista a non anteporre la vita di quel figlio alla mia immaturità nell'affrontare le difficoltà oggettive che pure avrei incontrato.
Ed ora che ho riacquistato i sensi perduti, vedo tutto nitidamente e mi fa orrore "quello che ho fatto" ... riporto non a caso questa espressione perchè la usa sempre una mia amica con me quando parliamo di questa cosa ... "se hai fatto quello che hai fatto" ... lei non riesce neanche a dire quel verbo "abortire". Come darle torto? io stessa, quando cercavo informazioni sull'aborto, parlavo di IVG quasi a voler levare un po' di "sporcizia" a quel gesto, l'interruzione volontaria di gravidanza è uin termine più asettico, più medico quasi. Ma che illusione, con le parole inganniamo priima di tutto noi stesse ... 
L'altro giorno il mio medico mi ha detto una frase che mi si è scolpita nel cuore: "tu tornerai a stare bene ma non tornerai mai più quella di prima" ... abortendo mio figlio ho distrutto per sempre una parte di me e non c'è niente, e sottolineo niente, che possa cambiare questo stato di fatto. 
Questa è la mia "testimonianza", raccontata, con dolore, con l'intento di svegliare le donne dall'illusione di voler governare la propria vita a qualunque costo. Beh sappiate che per fare questo c'è un prezzo altissimo da pagare...

troppo poco, quindi meglio niente.

Entro venerdì dovevo telefonare. Mi sono sbrigata più che potevo, avvisata lunedì pomeriggio dal banco alimentare della proposta di rientrare nelle associazioni che possono andare a ritirare presso alcune scuole della città il disavanzo di pane dalle mense, per la ridistribuzione, un paio di volte a settimana. L'orario è infelice: dalle 14 alle 15. A quest'ora, infrasettimanale, i miei volontari che per lo più lavorano, hanno terminato la pausa pranzo e riprendono il lavoro. Un giro di telefonate epico per trovare qualcuno magari universitario che magari almeno una volta - per non perdere questa occasione - ha pure la macchina per andare a prendere questa fornitura. Non sono quintali, se ci dice bene possono essere 10kg di pane. Trovo una volontaria , carinissima, che dopo un primo sturbo - comprensibile visto che attraversa un bel pezzo di roma - mi da la disponibilità per il martedì. Perfetto il martedì, perchè il pomeriggio facciamo appunto la ridistribuzione, così sono sicura che non sarà certamente raffermo del giorno prima. Già mi sto facendo il film che la ragazza filippina potrà dare al piccolo Joseph il pane fresco. Già mi vedo i due bimbi indiani che smangiucchiano. Già mi godo la visione delle due famiglie che aiutiamo che vengono oggi e che si portano la sportina di pane con gli altri alimenti. Sto avanti coi pensieri e coi sogni..sono contenta, chiamo subito il banco alimentare, mi faccio passare la signorina. C'ho messo un giorno solo a trovare qualcuno: è mercoledì. Un giorno solo a settimana? mi chiede.. non è entusiasta gli serviva di coprirne due (a me sembrava già un miracolo) però pensa non ci siano poi gran problemi: mi smezzerò il turno settimanale con un'altra associazione. Va bene che problema c'è. Sono contentissima il martedì, continuo a ripetermi, pane fresco, perfetto. Il banco alimentare c'ha spiegato durante la sua visita che questi prodotti in realtà non sono propriamente gratis: è come ricevere fondi europei, quindi vanno tassati. ci passeranno il dettaglio di quanto corrisponde al nostro quorum e dovremo metterli in bilancio. Va bene! che problema c'è, mi pare pure normale. "parlo coi superiori, ti chiamo entro l'una e ci mettiamo d'accordo per vederci lunedì mattina così ti do le pettorine per il riconoscimento e martedì andate" Wowwowow!! entusiasmo!! Aspetto.
Mezzogiorno.
L'una.
Le tre.
Le cinque.
Venerdì...
Sabato..
Domenica...

ho come l'impressione che non ci siamo rientrati più. Martedì niente pane.

[ERRATA CORRIGE!!!: mi ha chiamata ora la signorina del banco alimentare : mercoledì viene a consegnare le pettorine, inizieremo dalla prossima settimana!! ]
ps. avranno letto questo post? chi può dire.

se lo vuoi soffri se non lo vuoi non soffri. perchè si #marciaperlavita parte8

 Continuano ad arrivarmi risposte al mio appello. Per sapere di cosa parliamo fate sempre riferimento a questo post
scrive Rosina
io sono un'altra di quelle che ha abortito perchè voleva abortire ma che si è pentita e che soffre. Come lo spieghi? mi dirai : allora non volevi abortire e cmq lo hai fatto... e io ti rispondo: non è vero perchè se non avessi voluto non lo avrei fatto...nessuno mi ha costretto a farlo.
Sono passati quasi 15 anni ed io sto ancora soffrendo e soffrirò ancora...perchè è un dolore che non si rimargina ma che si trasforma se ti accorgi del grandissimo errore che hai fatto e cerchi di ricavare qualcosa di buono per gli altri e quindi per te stessa. Non c'è un fattore positivo nell'abortire...non esistono ragioni ...non c'è età...nè fattori economici che possano giustificare questo....niente e nessuno può essere più importante del tuo bambino che porti nel grembo. Spesso purtroppo non ci si rende conto di ciò che si porta dentro...di questo grandissimo dono che non appartiene a noi ma che ci è stato donato e siamo stati scelti nel riceverlo...solo perchè è un embrione e la legge lo permette non possiamo decidere di sopprimerlo soprattuttto perchè è una lotta ingiusta....nostro figlio non può difendersi.
Tu parli di contesto colpevolizzante.
Se oggi sono qua a parlare anche con te considerando che solo un anno fa quando si parlava di aborto entravo in crisi devo solo ringraziare nostro Signore che mi ha aperto gli occhi e mi ha fatto incontrare il Dono grazie al quale ho fatto un percorso doloroso ma necessario che è servito a capire tante cose della mia vita e delle pur assurde motivazioni che mi hanno portato a quella triste scelta. Ribadisco: non c'è nulla di positivo nell'abortire, solo morte e sofferenza..Noi invece lottiamo per la VITA che ci è stata donata dal PADRE e spetta solo a lui toglierla.
Un embrione è una vita, prima ancora un bambino come lo eri anche tu.

domenica 20 maggio 2012

se lo vuoi soffri se non lo vuoi non soffri. perchè si #marciaperlavita parte7

Oggi è stata una giornata in cui grazie al cielo ho pensato ad altro. non che sia stato leggero il mio pensare, che di questi tempi decisamente lo è ben poco. Però è stato altro. Mi sono preoccupata di chiamare tutti i miei amici emiliani per sapere come stavano , a seguito del terribile terremoto che ha segnato le loro città. Ho parlato con persone care, gente che vedo da poco o tanto tempo, mi sono preoccupata per loro. La cosa che mi ha stupita, a parte che loro si preoccupassero della mia salute - quando in questo momento a me premeva la loro! - era che mi abbiano chiesto di queste testimonianze che sto pubblicando. mi ha colpito perchè poteva non essere questo il giorno, poteva non essere questo il momento. E mi ha stupito perchè di fatto oggi io, che non ero a Roma, non potevo pubblicare altro.
Mi hanno invitata a non smettere di raccoglierle e ho spiegato che non dipende da me! che finchè me ne manderanno sarà mia cura pubblicarle, dovessi continuare ad aggiungere numeri al titolo per anni. Ero colpita da questo oggi che si è svolto un altro evento, decisamente più soft, per la vita. E sono rimasta colpita tornando a casa, e trovando un'altra voce che vuol farsi sentire in questo coro. Ecco, vi lascio alla lettura e per sapere di cosa parliamo fate sempre riferimento a questo post

Federica scrive
L’aborto è la prima cosa che ho pensato prima ancora di scoprire di essere incinta, non ho mai preso in considerazione l’idea di portare avanti la gravidanza, avevo le possibilità materiali e l’appoggio del partner nel caso avessi tenuto il bambino, ma al momento l’aborto è apparso oggettivamente la scelta migliore da prendere. Sono stata compresa e supportata in questa scelta, perché condivisa dalle persone che ne erano a conoscenza. Per me è stata (aihmè!) un’esperienza molto soft, sono stata seguita, affiancata, coccolata prima durante e dopo. E’ stato come vivere in una bolla di sapone fatta però di un ammasso di bugie, ma poi la bolla è scoppiata e mi sono ritrovata tutta la cruda e terribile realtà, quella che avevo scambiato per comprensione era indifferenza alla situazione nella sua autentica e profonda identità, quella che avevo preso come umanità nei miei confronti era assoluto menefreghismo e mero tornaconto. Sostanzialmente il fatto è che l’aborto è una scelta superficiale, come la giriamo e la rigiriamo è una scelta (mai una cosa forzata!!!! Abbiamo tutte firmato per quello che abbiamo scelto) che lì per lì presenta molti vantaggi in particolare non ci consente di fermarci a pensare realmente cosa c’è in ballo quando si rimane incinta, quando si forma una vita. E’assurdo che lo dobbiamo gridare e affermare con tanta forza proprio noi donne che abbiamo ucciso i nostri figli, ma è proprio vero che ti accorgi del valore di qualcosa quando lo hai irrimediabilmente perso, sarà anche un’affermazione banale ma è proprio così. Chi impiega qualche settimana, chi anni, chi non lo ammetterà mai per troppo orgoglio… ma penso che in fondo al cuore nessuna donna sia fiera di aver abortito, nessuna si sia davvero sentita dentro di sé in pieno diritto di abortire il proprio figlio. Ne voglio conoscere una, se esiste, ma so che non c’è. Se non fosse chiaro lo ribadisco in parole povere: volevo abortire, ero convinta, ma non dormo da 5 mesi e niente è come prima, sto male, soffro, soffro, soffro!!. Soffro per l’indifferenza che mi ha circondato e che mi circonda tuttora e piango il lutto di mia figlia ogni volta che qualcuno viene a dirmi che era un mio diritto farla fuori, è l’indifferenza che fa soffrire. Magari qualcuno mi avesse solo chiesto: ma sei sicura? No, tutti hanno avuto paura di mettermi in difficoltà con certe domande, hanno tutti preferito la “discrezione”, lo scarico di responsabilità, avanzando come scusa questa storia che l’aborto è un diritto della donna. Vi svelo una cosa: l’aborto non è un diritto della donna, è semmai il diritto della società a lavarsi le mani di eventuali situazioni difficili della donna, di fatto è la condanna a morte della donna/madre, alla morte della sua anima materna, ecco cos’è; e per fortuna esistono i miracoli, l’amore, il perdono.. e l’anima può tornare a vivere.

sabato 19 maggio 2012

se lo vuoi soffri se non lo vuoi non soffri. perchè si #marciaperlavita parte6

Si lo so, il titolo è sempre quello e la serie sarà lunga. perchè sapete, la cosa che colpisce è che ci piacciono tanto le statistiche...solo se parlano di gente che non conosciamo e se citano milioni di persone che non siamo noi ma soprattutto se connotano l'idea che piace di più a noi. Fossero state 10 donne convinte dell'aborto allora vedi se facevano statistica! e invece no!! Ma fatevela voi la statistica, e ditemi se per tutte queste donne (e per le molte altre che di veder pubblicato qui in breve la loro testimonianza non hanno forza) per tutte queste donne non vale la pena combattere. Visto che ci mettiamo i diritti..ecco, mi chiedo se qualcuna delle donne che mi osteggia tanto e si avvelena tanto gli scende mai una lacrima leggendo. No perchè io per e con la maggior parte di loro di lacrime ne ho versate parecchie. Per sapere di cosa parliamo fate sempre riferimento a questo post


Natalia scrive
Io non userò tante parole perchè leggere ciò che ho letto finora mi lascia basita.
Serena ha riportato la testimonianza di una donna che ha vissuto un'esperienza terribile, senza poter avere qualcuno vicino che l'aiutasse a capire la stupidità del gesto che stava per commettere.
Io ho vissuto la stessa esperienza, purtroppo, ma ho avuto accanto persone che mi hanno offerto una possibilità, persone che si sono offerte di crescere quel bambino che io odiavo così tanto, ma io non ho voluto. Ho pensato fosse più giusto chiudere gli occhi e far finta di niente. Ho pensato che l'aborto avrebbe risolto la situazione, che avrebbe cancellato un brutto momento della mia vita, ma in realtà non ha fatto altro che aggiungerne un altro.
Perchè ora mi porto dentro il ricordo di quella sera e il ricordo della mattina in cui ho deciso di interrompere la gravidanza.
Care signore,
mi rivolgo a chi pensa che non tutte le donne si pentano dell'aborto.
Magari questo avviene subito dopo essersi risvegliate dall'anestesia, a volte accade mesi dopo l'ivg e a volte anche a distanza di anni. Prima o poi la consapevolezza, il rimorso e le lacrime arrivano perchè l'aborto non è altro che morte, vuoto e tristezza. Non è la soluzione di un problema, ma la causa di tanto dolore.

venerdì 18 maggio 2012

se lo vuoi soffri se non lo vuoi non soffri. perchè si #marciaperlavita parte5

Un altro messaggio. Vi prego di fare riferimento sempre a questo post

Margherita scrive
Una donna convinta che l'aborto, se si fa convinti di avere buone ragioni, è indolore, è destinata in futuro a sfracellarsi contro il muro dell'evidenza, sulla sua PELLE. Se è convinta di essere nel giusto con questo pensiero sarà dura da convincere a parole...
Perchè il punto non sta nell'avere BUONE RAGIONI. è una faccenda 'a priori'. difficile da capire come concetto per alcune donne... portatrici sane dell'aborto perchè cieche, inconsapevoli, senza lungimiranza, nè memoria storica (esperienza di altre donne)... senza fede ovviamente.
in questi anni di percorso post-aborto mi sono fatta persuasa che sia mancato qualcosa di FONDAMENTALE per l'istinto alla vita nella mia formazione-infanzia, nella trasmissione che mi è stata tramandata da famiglia e donne significative per la mia crescita... una falla un buco...
l'assolutizzazione delle DIFFICOLTA' è un punto cruciale per le donne che per circostanze spiacevoli rinunciano ad un figlio, ... le difficoltà rendono miopi verso il futuro... l'aborto si attua per mancanza di speranza... sfiducia... paura... è necessario affrontare le DIFFICOLTA' in modo diverso, per impedire una donna ad agire verso l'interruzione della gravidanza... fasi aiutare in questo senso...
se sono fondamentali nonne e madri per contenere le donne incinta in condizioni 'normali', lo sono ancora di più in caso di gravidanze indesiderate...
Si parla tanto di diritti delle donne, ma nessuna donna ha mai detto di essere soddisfatta di avere abortito. Non ci sono testimnianze/avvertenze chiare su cosa si va incontro esattamente. Tutte tacciono... il dolore è soffocato nella vergogna e condanna sociale, la memoria di questo dolore corale sotterraneo non è condivisa se non in rarissimi casi come quelli di questa associazione...
Avere letto storie di ragazze madri che ce l'hanno fatta dà speranza che si può fare...
SUL EVENTUALE CONTESTO COLPEVOLIZZANTE boh può essere che 'rincari la dose' del dolore, ma di un dolore già preesistente e indipendente... ma non c'è niente di duro come la propria coscienza e la consapevolezza delle proprie azioni sbagliate....

se lo vuoi soffri se non lo vuoi non soffri. perchè si #marciaperlavita postille a 1e2

Vi chiedo scusa se mi trovo a fare postille a persone che hanno già scritto ma mi hanno pregata di aggiungere e perchè non vada perso il loro pensiero unifico in un unico post due ..postille..


relativamente al post scritto qui Cinzia vuole aggiungere questo

Ma c'è ancora qualcuno che pensa siamo colpevolizzate??????? No no ! Io non ho avuto alcun contesto colpevolizzante, anzi esattamente il contrario!Tutte le persone intorno a me, ( e mi riferisco alle persone vicine a me fisicamente proprio quelle che con me avevano condiviso anni di “”””amicizia””””) continuavano a giustificare il mio OMICIDIO anzi INFANTICIDIOCon frasi del tipo:Ma non è colpa tua tesoro non avevi altra scelta!Ma che volevi mettere al mondo un infelice???Non potevi fare un figlio con quell’uomo, tuo figlio meritava di più!Hai fatto una scelta ed è stata la migliore per te e per tuo figlio era tuo diritto poter scegliere!Avrai altri figli e non ci penserai più!Mi sarebbe piaciuto se tu avessi tenuto il bambino, ma visto che volevo il tuo bene non potevo ostacolare le tue scelte!Un bambino ha il diritto di crescere con un padre e una madre, non puoi negargli questo 
Guardate potrei scrivere un almanacco con tutte queste frasi, ed era proprio questo quello che più mi faceva stare male, mi sentivo come un omicida che girava a piede libero senza pagare per quanto commesso!

e relativamente al post scritto qui Maria vuole aggiungere questo:



mai sentita colpevolizzata,cavatevelo dalla testa!
ho agito dentro ad una legge e nessuno ha osato fiatare.
ma mica è una legge naturale quella che ti dà la possibilità di libero sfogo degli istinti e poi continua permettendoti di toglierti quel figlio di torno e crede di liberare te e quel "coglione "con il quale sei andata a letto di un impegno sacro ossia far nascere e crescere quella creatura che da quell'unione carnale si è creata.
mi dispiace,innanzitutto per me stessa, e poi per voi che ancora vi fate manipolare dagli uomini che continuano a ripetere che in fondo spetta a te donna decidere ..che solo tu puoi dire l'ultima parola.. ma quale ultima parola!! quella creatura che tu definisci ammasso di cellule è parte di te e il dono più grande che la vita poteva offrirti: e tu che fai!? non l'accetti!!
Il sollievo immediato - è chiaro a tutti, l'ivg fa solo questo (e neanche sempre!), ma ognuna di noi dovrà fare i conti, prima o dopo, con la propria coscienza ed è giusto così.
Ciò che mi permetto di consigliarvi è di guardare bene dentro di voi fermandovi dall'urlare per niente, e poi guardate bene gli occhi del vostro amante e interrogatelo se per caso vostro figlio avesse desiderio di far capolino..
quanti presunti "amanti" si infilerebbero i pantaloni, ne sono sicura .




se lo vuoi soffri se non lo vuoi non soffri. perchè si #marciaperlavita parte4

continuano ad arrivare i messaggi in risposta all'appello che trovate in questo post. grazie a tutte le donne che stanno trovando il coraggio (questo sì che lo è!) di dare voce alla loro sofferenza mentre c'è sempre qualcuno pronto a sputarci su in nome di idee preconcette.

Antonietta scrive
Io non sono andata convinta ad abortire, ma ci sono andata, nessuno mi ci ha costretta, nessuno mi ha trascinata di peso, nessuno mi ha minacciata di morte con un coltello o una pistola; la mia famiglia dopo l'attimo di smarrimento non mi avrebbe buttata fuori di casa, il padre non ci sarebbe stato,ma poco male perchè uno così era meglio perderlo che trovarlo.
Eppure ci sono andata,con le mie gambe.
Tutte ci siamo andate con le nostre gambe,qualcuna più convinta,qualcuna meno,ma tutte volontariamente.
Lui mi picchiava,minacciava di portarmi via il bambino,eh si! e io potevo mica far vivere al mio piccolo udienze in tribunale,cambiare città, raccontare chissà quale enorme palla sul padre e sul motivo per cui non volevo che stesse con lui.
E io ho abortito proprio nel I° trimestre.
E mi pare di esserci stata male eh, mi pare vagamente.
Dopo volevo morire anche io,perchè per me non c'era cosa più orripilante di una madre che uccide il proprio bambino. Io ero orripilante,contro natura,un fallimento di donna e madre.
Non dormivo,non mangiavo,facevo ore incontabili di danza classica e l'unica cosa che mettevo nello stomaco era lo xanax: si perkè dopo certe dosi nn pensi a nulla. Ed io facevo di tutto per non dormire se no avevo incubi; il corpo allo stremo e la mente non ci stava nemmeno più.
Qualcuno qui dentro sa esattamente come stavo,e che oh,ero convinta eh. Ero convinta che avevo fatto la cosa giusta,che era stato meglio così.
Meglio un figlio morto che uno triste.
Ma chi l'ha detta questa emerita cazzata?
Ma io vorrei vedere voi, se vi condannassero a morte perchè siete tristi oggi o perchè pensano che lo sarete domani, se non preferireste vivere.
E se qualcuno mi avesse detto che sarei stata così...ma neanche per l'anticamera del cervello l'avrei fatto!! perkè solo io so cosa ho passato,i rimorsi,i rimpianti,le lacrime versate,il dolore autoinflitto.
Da allora ho sostenuto per quanto ho potuto altre ragazze,altre donne,ho asciugato loro le lacrime,le ho abbracciate,ho speso ore ad ascoltare.
Allora se chi spara certezze su una cosa tanto intima,tanto emotiva,tanto personale,si fermasse a leggere realmente e a fare sue le parole scritte,forse cambierebbe idea.
Perchè che dopo un aborto fatto nel I° trimestre io ci sono stata male, e il mio bambino stava bene eh,piccolino ma stava bene.
E scusate se queste mie parole sanno di cinico,ma mi sento presa per il culo da chi,dell'aborto volonario,non sa nulla, da chi parla per fare trend o per sentito dire.
Mi sento presa in giro nella mia persona, nel mio intimo, nella mia emotività, nel mio dolore, come se tutto potesse essere svalutato e non è così.
Non è un diritto uccidere un bambino - che è tale quello nato o non nato - non è un diritto uccidere sè stesse. Niente di tutto questo è un diritto

se lo vuoi soffri se non lo vuoi non soffri. perchè si #marciaperlavita parte3

vi prego di fare riferimento sempre a questo post

Isa* scrive
Ciao sere ho letto il tuo post nel blog e voglio rispondere pure io. Ho abortito, care signore dei diritti delle donne. Sono uno dei casi che vi piace di più portare in campo: lo stupro e il diritto all'aborto del "frutto dello stupro". Ho abortito perchè mi hanno violentata e al fatto che quello era il mio bambino non c'ho proprio pensato manco un istante. Mi sono detta meno male! mi posso togliere dall'impiccio e cancellare questa brutta storia prima possibile. Che schifo di roba mi è successo! mi ci manca pure tenermi addosso ancora la vergogna , ma va'! basta e avanza tutto!". A denunciare il colpevole non c'ho manco pensato - tanto quanto a tenere la gravidanza - perchè mi avrebbe imbarazzata troppo parlarne pure alla polizia. Così ho evitato decisamente troppo di pensare perchè ad oggi c'è un colpevole ancora in giro - che non ho pensato a denunciare - e c'è uno che non c'entrava niente che invece in giro non ci sta - perchè non c'ho pensato a tenerlo con me. E sai che cosa invece è rimasto? con mia profondissima meraviglia perchè volevo togliere tutto dalla mia testa..è rimasto lo stupro!! sono stata stuprata cazzo e ho abortito per questo ma lo stupro non è andato via, è andato via un innocente!! Ah, se c'avessi pensato!! se mi avessero aiutato a pensarci almeno un pò!!! Ma chi è che parla di colpevolizzazioni?? io ho tutte le giustificazioni del mondo! tutti quelli che lo sanno o lo hanno saputo, per prima la mia terapeuta ha detto che era stato GIUSTO così! ma giusto per chi?? giusto per risolvere cosa! lo stupro è rimasto non è andato via ti rendi conto serena! solo che forse un bambino mi avrebbe distratta, adesso non solo sono stata stuprata ma ho pure eliminato un innocente! e questo non me l'ha detto nessuno capito signore che leggete!?? non me l'ha inculcato nessuno! difendete il mio diritto!? il diritto di che!! il diritto di cosa!!Non potevate darmi il diritto di essere aiutata a non stuprarmi da sola legalmente!? dove sta questo diritto?? Manco esiste! ma che ve ne frega a voi! tanto lo stupro doppio, uno senza e uno con il consenso mio, lo porto io sul corpo! diglielo tu Serena che sono tutte cazzate, diglielo per piacere perchè noi non ce la facciamo. L'aborto non leva niente non leva niente a nessuno, aggiunge dolore a dolore, inadeguatezza a inadeguatezza, frustrazione a frustrazione...ma quale diritto della donna..aggiunge stupro a stupro..per tutta la mia vita..

*è un nome di fantasia..sperando che questo aiuti la persona che mi ha mandato queste righe per la pubblicazione a non sentirsi violentata anche da me. E per te, **isa**...mi spiace, lo sai..mi spiace per tutto quanto..

se lo vuoi soffri se non lo vuoi non soffri. perchè si #marciaperlavita parte2


Abbiamo iniziato a parlarne in questo post. E come promesso, continuerò per un pò a postarvi storie di donne che hanno vissuto l'esperienza dell'aborto nella liberissima scelta e poi, ugualmente, ne soffrono. Questo perchè c'è chi crede o preferisce credere all'assioma che solo delle cose volute si soffre,mentre l'esperienza mi dice altro e questo altro, poichè si vogliono difendere i diritti delle donne, va preso in considerazione: se c'è una possibilità di soffrire così tanto, va risparmiata. Le donne meritano scelte migliori

risposta di Maria  
Sono una signora di una certa età che da giovane,credendomi emancipata e libera di scegliere il mio destino,è ricorsa all'ivg per ben due volte e se pensavo di continuare indenne il resto della mia vita mi sbagliavo alla grande..
La prima volta ero convinta,eccome ero convinta,per proteggere la mia "libertà"non ho esitato ad eliminare la mia creatura alla quale oggi darei metà della mia vita,l'altra metà la darei alla seconda mia creatura che non ho avuto il coraggio di proteggere da un padre indegno, al quale avevo votato la mia triste esistenza.
Nessuno mi ha costretta con la forza nè la prima nè la seconda volta ed ero sicura che tutto ritornasse come prima,ma niente è stato come prima ed è giusto così, poichè non è umano continuare la propria vita lasciando sul selciato i cadaveri dei propri figli perchè quelli sono i miei figli e se qualcuno si azzarda a negargli questa sacrosanta dignità me lo potrei "mangiare".
Continure ad urlare slogan da quattro soldi e difendere l'ivg non ha alcun senso..
Difendere la vita cominciando con la propria e con quella che portiamo nel grembo questo è un valore inestimabile che mai ti farà abbassare lo sguardo o desiderare la morte per trovare la pace, che personalmente ho perso tradendo i miei figli.