giovedì 29 settembre 2011

la telefonata


All'intervista di sabato era riuscita a prendere la linea dagli ascoltatori. E' anziana, si capisce chiaramente dalla voce che in radio si è rotta nel pianto. Mi ha fatto una pena incredibile ascoltare il suo non poter darsi pace, la grandezza della ferita che porta dentro in quei pochi minuti concessi per parlare. L'avevo invitata a chiamarmi, perchè - avevo detto in trasmissione - avevo qualcosa da dirle.
E' proprio vero che la disperazione ci fa fare cose che mai avremmo pensato. Così accade che oggi, squilla il telefono e questa signora di quasi settant'anni si presenta ad una emerita sconosciuta ascoltata per sbaglio in radio per chiedere che io le dia qualunque cosa, purchè le allevi la pena. Mi parla di un fatto avvenuto 30 anni fa e già si commuove. Di una famiglia distrutta nei rapporti umani, che pur volendosi gran bene si ammazza uno con l'altro; di tutto che è andato male da "quel giorno lì", che si è infranto e mai più i pezzi hanno ritrovato posto. Parliamo. Parliamo di lei e parliamo anche di quel figlio che oggi non c'è. "chissà che figlio bellissimo avrei avuto!" - mi dice.
Mi chiama gioia mia, con la cadenza siciliana, mi ringrazia di continuo per quello che le dico, a tratti singhiozza. Mi chiede se può richiamarmi tra qualche giorno per farmi sapere come sta. Come i bambini, ha bisogno di sentirsi accolta anche lei, di sentirsi voluta bene. Mentre telefono prendo in braccio il neonato di una nostra mamma. Piange anche lui, ha le coliche. Lo consolo, proprio come ho fatto a distanza con l'anziana signora. Non piangono più nessuno dei due e ognuno a suo modo riposa, al sicuro.

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