venerdì 18 novembre 2011

solo un abbraccio


sto entrando nell'ascensore e mi sento salutare. Penso sia qualcuno che abita nel palazzo rispondo al saluto, sorrido, entro in ascensore incastrando il passeggino con dentro la biondina urlante, che questi ascensori non sono mai grandi abbastanza per i passeggini e devi essere almeno un grande giocatore di tetris per poter fare la mamma, sembra. Dietro di me si chiude la porta a molla..o almeno dovrebbe. Mi giro perplessa e c'è lei, che mi guarda sorride ed entra in ascensore. "Prego" faccio posto io. "sei serena?" ecco fatto. Così ci siamo incrociate per le scale e faccio gli onori di casa mentre aspetto Rachele che venga a fare il colloquio, oggi non posso restare io perchè la nana non mi permetterebbe concentrazione nè di dedicarle il tempo che merita. Ogni storia merita tempo. Che sia la più comune o la più incasinata mai sentita, ognuna ha bisogno e diritto di tutto il tempo che le serve per mettersi a suo agio e sentirsi accolta. Oggi quindi sono di passaggio, e mi limito a porgerle il foglio da firmare per la privacy mentre chiedo come educazione vuole "come stai?"...
e si apre un baratro. Mi stupisco sempre di quanto siamo soli o di quanto almeno così ci percepiamo. Del bisogno che abbiamo di sfogarci e di quanto sia incredibile che si possa desiderare farlo con degli emeriti sconosciuti. Sì, magari simpatici, affettuosi..ma sempre sconosciuti..Inizia a piangere come se non l'avesse mai fatto , mi fa una gran tenerezza e l'abbraccio.."hei... stai tranquilla, coraggio...", le dico e lei mi stringe come si fa con una sorella..peccato non ci leghi nessuna parentela e che non ci siamo mai visti prima. Mi emoziona questa cosa, sempre. Sono anni che mi emoziona e penso che continuerò a provare sempre la stessa cosa , insieme al desiderio di esserci e di poter continuare a dire "stai tranquilla" solo perchè ho dato un abbraccio.

e tralascio il fatto che poi è arrivata Rachele e ho dovuto giustificare di averle fatto trovare la ragazza in lacrime ancora prima di iniziare il colloquio "giuro non ho detto niente, io!" - seh, va beh.."

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